Nel giardino zoologico
Nel giardino zoologico
Come un bambino curioso
che non deve più chiedere il permesso ai genitori
il poeta si lascia condurre dal Cuore
e gli si apre così un mondo fantastico
di specie animali, non più padrone del mondo
non più libere di vivere come Natura vorrebbe.
Di fronte all’imminente estinzione
il Parco curato dagli uomini più buoni
diventa una manna, l’unica speranza di sopravvivenza
e al contempo una gioia per gli occhi
che ammirano tanta varietà e sì tal bellezza.
I lemuri balzano da un ramo all’altro
rincorrendosi agili con code dritte e bicolore
gli occhioni vivissimi e curiosi.
Le foche grigie nuotano girandosi in apnea su se stesse
e cercando lo sguardo degli ospiti paganti
come a chiedere approvazione e plauso.
Gli orsi bruni sonnecchiano, si stiracchiano
si alzano monumentali e flemmatici
per farsi una lenta passeggiata davanti ad occhi entusiasti
protetti da trasparenti e sicure barriere;
l’esemplare più giovane si avvicina al laghetto
dove si bagna grattandosi collo e schiena sulla roccia.
I bambini esultano; e anche il cuore del poeta.
Il leopardo e la tigre gironzolano per la gabbia
avanti e indietro lo stesso noioso tragitto
dando qualche segno di fobico disagio
così come la splendida lince che s’arrampica sullo specchio divisorio
grattando nervosamente il vetro come un gatto
quasi a supplicarmi di adottarla
facendo cadere queste innaturali barriere
Elefanti tranquilli brucano come capre
maiali rosa e neri riposano uno accanto all’altro
i cammelli se la ridono mentre lo struzzo mi sfida
fissandomi lungamente negli occhi.
Chissà cosa accadrebbe se non ci fosse tra noi questo filo elettrico!?
La leonessa mi degna dei suoi diamanti gialli di sfinge
prima di rotolarsi a terra con il re della foresta
il cui ruggito si alza severo e disperato
nel giardino zoologico del terzo millennio.
Il drago di Komodo osserva dalla sua cuccia il poeta
che proprio in lui si immedesimò – senza saperlo –
durante un vecchio ballo sciamanico di gruppo
dove 300 anime riscoprirono la propria origine animalesca.
Forse è grazie a questa antica consapevolezza
che il poeta colpisce gli animali col suo sguardo diverso
perché in un tale sguardo senza pensiero
si trova la luce infinita di ogni epoca.
Qui – nella casa romana degli animali –
ho ritrovato l’origine della creazione.
Portate i bambini davanti al muflone
alle testuggini, ai tapiri, al boa e al pitone.
Donate loro l’alto sorriso della giraffa
e quello minuscolo dell’armadillo
la possanza marrone del bisonte
i balzi e gli scatti di macachi e scimpanzé
il fascino bagnato del rettilario
dei rapaci e della grande voliera
la grazia bianca dei cigni e dell’airone
il grido grigio e cupo dell’avvoltoio
il bianco manto dell’antilope dalle corna egizie
la novità di guanachi, wallaby, kulan, addax e banteng
la normalità della mucca, dei conigli, dei lupi e dei licaoni.
L’ippopotamo anfibo immerso nel suo stagno fangoso
vi schizzerà allora il suo simpatico occhione
per ringraziarvi del dono che state facendo
a voi stessi e al pianeta Terra.
Lascia un Commento